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Circa un mese fa è uscito su Youtube un video di promozione turistica di Pristina, edito da Rrota, una compagnia grafica, ma voluto dalla municipalità.

Subito il video ha cominciato a girare sulle pagine Facebook di molti giovani kosovari, stupiti – tanto quanto me – di vedere la grandezza degli strumenti tecnologici di oggi, che riescono a rendere bella una città che di bello – da un punto di vista artistico o architettonico – ha davvero molto poco. Il video si diffonde in brevissimo tempo, ma un paio di giorni dopo viene tolto da Youtube: si scopre, infatti, che è stato caricato senza che la Municipalità avesse approvato questa versione.

ll video ricompare un paio di settimane più tardi, e scatta la polemica. La comunità islamica insorge e, senza accorgersi di tanti altri aspetti molto discutibili, viene giudicata una mancanza di rispetto il fatto che sia stata tolta la scena in cui la giovane affascinante protagonista si vela la testa prima di entrare in una moschea, per sedercisi incantata. Il dibattito si infervora: c’è chi si sente offeso, c’è chi vuole che venga rimessa quella parte e chi più ne ha più ne metta.

                                    TURISTI: EJA ‘N PRISHTINË!!!!                                   

http://www.youtube.com/watch?v=ity_PJFauFY

I commenti al video su Youtube sono molti, alcuni scherzosi e dal tono leggero, altri molto meno ilari e dai toni molto duri. C’è infatti chi scherza sulla scena dell’uomo che dà da bere ai fiori, augurandosi che “tutti i palazzi si trasformino in fiori colorati e Pristina diventi la città dei mille giardini”, giocando sulla vera realtà di questa capitale che di fiori e zone verdi ne ha davvero pochissime, o chi sostiene che la giovane protagonista non sia abbastanza bella per meritarsi quel ruolo e conclude dicendo che sicuramente ha qualche parente al Ministero della Cultura, o chi si accorge dell’errore dell’aver scritto “Tenis” al posto di “Tennis”.

A questi commenti dai toni comunque amichevoli si alternano gli interventi molto più pesanti di chi accusa di razzismo la Municipalità nei confronti dei musulmani per aver tolto la “famosa scena” della giovane che si vela. E se si è “anti-islam” si diventa immediatamente paragonabili ai Serbi, visti come il male peggiore. Si legge infatti in un commento “Dovrei scrivere solo in Serbo, visto che ormai i Kosovari non sono molto diversi da loro. Tutto quello che state facendo è anti-islam. Siete come loro. Vergognatevi”, oppure “Fino a ieri criticavate i Serbi per come vendevano le loro donne per diversi motivi, e adesso voi Albanesi che inneggiate al patriottismo e al nazionalismo vendete le vostre sorelle, e mettete nella pubblicità di Pristina “Nice Girls”: vergogna, miseria. Avete perso il vostro onore.

A tutto questo, non dobbiamo però dimenticare, c’è anche chi risponde cercando di calmare i toni e ricordando che “questo è un video per presentare Pristina come una città turistica, che deve rimanere una città libera e aperta a chiunque”… anche se alla fine, comunque, il ritornello rimane questo: “Prishtina appartiene a tutti gli albanesi“. A questo punto mi chiedo io: e gli altri? E i non-albanesi? Dove è il loro posto in questa Pristina brillante e invitante, o nella Pristina reale?
Peccato che “nessuno” si sia accorto che nella prima versione c’era anche la cupola della chiesa ortodossa di Pristina, mentre nella seconda è’ scomparsa. Peccato che “nessuno” si sia accordo che il suo posto è stato preso dalla chiesa cattolica di Ulpiana e di ciò che è ortodosso, e quindi serbo, nel video non ne è rimasta traccia.  Ma nessuno urla “allo scandalo”.

Ho chiesto ad un gruppo di giovani amici kosovari di Pristina se riconoscono la loro città in questo video, e nella discussione con loro chiedevo se pensassero anche loro che nelle radici della loro cultura, accanto agli abiti tradizionali albanesi, ci fosse il tennis. Se i loro eroi nazionali fossero solo Madre Teresa di Calcutta e Skenderbeu e se fossero davvero più esperti nel preparare cappuccino e macchiato piuttosto che caffè turco.  Abbiamo riso insieme quando abbiamo notato che la macchina simbolo di Pristina è una mini rossa. Ci siamo chiesti se era davvero il caso di mettere “Nice girls” come motivo per venire in Kosovo, vista la piaga del traffico di esseri umani che da anni affligge questo Paese.

No, il tennis non è lo sport tipico di Pristina o del Kosovo. Qui c’è un solo campo da tennis, ed è stato costruito dopo la guerra soprattutto per il piacere degli internazionali. In casa ci si prepara il caffè turco, non il cappuccio. Tra gli eroi manca un posto per Rugova. Ma mancano anche la raki, mancano i piccoli baretti tradizionali con poche cose al loro interno, ma che servono quei qebabi fatti con arte come non trovi altrove. Mancano le università, manca la biblioteca, mancano i dormitori degli studenti, centro di divertimento. E infine no, non era il caso di pubblicizzare le belle ragazze come motivo per venire.

Questo video, più che una promozione turistica, sembra il biglietto da visita da distribuire nell’Unione Europea.

“Niente è mai veramente perduto, o può essere perduto.
Nessuna nascita, forma, identità –nessun oggetto del mondo.
Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile;
L’apparenza non deve ostacolare, nè l’abito mutato
confonderti il cervello…”
Walt Whitman

 

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