Zogaj è un piccolo villaggio nel nord dell’Albania, a pochi chilometri dalla città di Scutari. Ci si arriva costeggiando il lago Scutari – il più esteso dei Balcani, con una superficie di 368 km2 divisi tra Albania e Montenegro – in direzione nord-ovest, verso il confine montenegrino. Affacciato sulle rive del lago e protetto alle spalle dalle pendici del monte Tarabosh, si caratterizza per la compresenza di due ecosistemi, lacustre e montano: passeggiando lungo gli stretti vicoli di ciottoli, tra case in pietra e piante di gelso, lo sguardo abbraccia in un sol colpo gabbiani a volo radente sull’acqua e greggi di pecore sulle alture, gli ulivi della costa e le distese di salvia che ricoprono gran parte della montagna. La gente della zona si occupa principalmente di pesca e lavorazioni artigianali, in particolare tappeti e borse intessute su antichi telai orizzontali e decorate con motivi tradizionali.
Questo villaggio è stato individuato dalla municipalità di Scutari come sede di implementazione del progetto “Valorizzazione del turismo ambientale nei territori di Scutari, Niš, Kraljevo, Nikšić, Peć/Peja”, una delle azioni contenute nel programma Seenet – una rete trans-locale per la cooperazione tra Italia e Sud-Est Europa. Certo per le sue enormi potenzialità dal punto di vista turistico, laddove al clima temperato e alla mite ospitalità degli abitanti si affiancano le numerose attrattive offerte dal lago: pesca sportiva, birdwatching – vivono nell’ecosistema del lago 282 specie di uccelli, tra cui alcune rare tipologie di pellicani – o un semplice riposo lungo le sue rive placide si prestano a diventare un sicuro richiamo per qualsiasi turista alla ricerca di ritmi lenti e natura incontaminata. Ma la scelta che si cela dietro a questo progetto nasce anche dalla volontà dell’amministrazione comunale di tutelare le aree interne della regione, oggi a rischio spopolamento. Fermare questa tendenza significa creare contesti – umani, ambientali, sociali e culturali – vivibili, supportando le identità dei luoghi, le culture produttive così come i saperi radicati. Affrontare problemi di tale complessità richiede però politiche pubbliche riflessive ed integrate. In questa direzione sembra andare la municipalità di Scutari: la presenza di un unico assessorato che unisce turismo ed ambiente ben si coniuga a strategie di promozione dei territori che assumano la sostenibilità ambientale come criterio e scopo; il coinvolgimento diretto della comunità di Zogaj apre invece spazi di riflessività nell’agire pubblico, moltiplicando le voci e i punti di vista nell’affrontare problemi collettivi, confrontando le esperienze di ciascuno dei soggetti potenzialmente coinvolti per giungere a soluzioni condivise.
Anche il Seenet si inserisce in questo percorso. Facendo tesoro di una virtuosa esperienza di gestione territoriale proveniente dal Friuli Venezia-Giulia, Zogaj offrirà ai futuri turisti un’intelligente modalità di accoglienza, l’albergo diffuso: strutture ricettive sparse all’interno del villaggio – di solito vere e proprie residenze private di architettura tradizionale destinate ad uso turistico – attraverso cui l’ospite può entrare in contatto diretto con la comunità ospitante scoprendone storia e cultura, o gustando i suoi prodotti tipici. Comunità locali quindi come perno attorno a cui far ruotare territori “capaci” e auto-sostenibili; paesi e borghi che nonostante tutto – una globalizzazione mal intesa che erode le economie locali, la miopia di governi centrali che troppo spesso vedono comunità rurali e montane come vincolo anziché risorsa – hanno deciso di resistere.
La municipalità di Scutari ha un unico assessorato per turismo e ambiente: in quale direzione si stanno muovendo tali politiche integrate? Quali i principi alla base?
Nelle politiche comunali lo sviluppo è visto come un processo complesso basato sulla preservazione del patrimonio ambientale, culturale e sociale di un territorio. La natura è dunque intesa come risorsa per lo sviluppo, più che vincolo. Scutari possiede una posizione particolare, confinando con un ecosistema complesso come il lago di Scutari. Questo ci ha spinti ad abbandonare un modello di sviluppo concentrato unicamente alla città, aprendoci al governo del territorio nel suo complesso. E’ evidente che ragionare in termini di territorio significa dotarsi di un approccio integrato, nel quale politiche e saperi diversi sappiano incontrarsi in modo sinergico su obiettivi comuni.
Il progetto è teso alla valorizzazione di un antico villaggio di pescatori, Zogaj. Perché proprio questo villaggio? Quali le sue caratteristiche peculiari?
Zogaj è stata presa a modello di una parte della regione di Scutari ancora incontaminata e per questo da preservare: a seguito di numerosi studi, già nel piano regolatore comunale questo tratto di costa del lago sarà tutelato al fine di conservare l’unicità che lo caratterizza, specie riguardo agli antichi mestieri ancora praticati dai suoi abitanti: la pesca (gli uomini) e l’artigianato, specialmente la lavorazione della lana (le donne). L’obiettivo principale è la sopravvivenza delle stesse comunità, sempre più a rischio spopolamento. Dopo cinquant’anni di isolamento, questo paesino potrebbe diventare un posto non solo attraente per forme di turismo responsabile, ma anche una testimonianza degli antichi usi e costumi della regione.
Usi e costumi che in questi ultimi decenni sono sempre più a rischio estinzione.
Per quanto riguarda l’artigianato locale, sino a dieci anni fa la situazione era piuttosto preoccupante: non vedendo prospettive di guadagno, molte donne abbandonavano questi mestieri e spesso anche i villaggi in cui abitavano, per spostarsi in città. Per fortuna negli ultimi tempi, grazie anche a politiche nazionali e regionali di sostegno, i laboratori sono stati riaperti e un piccolo ma significativo sistema di produzioni locali è tornato in funzione. Venendo invece alla pesca, in collaborazione con il ministero dell’ambiente si sta cercando di coniugare il rispetto per le acque attraverso forme di pesca sostenibili con il raggiungimento di livelli di vendita tali da garantire la sussistenza delle famiglie.
Anche il rischio di spopolamento nelle zone interne del paese è molto forte. In che modo le politiche pubbliche stanno lavorando per contrastare questa tendenza?
Innanzitutto rendendo “abitabili” e vivibili queste zone, portando sviluppo all’interno delle zone rurali e invogliando gli abitanti a non abbandonarle. E’ certamente un processo di lungo termine, che coinvolge sia le autorità locali che le stesse comunità, senza le quali sarebbe impossibile raggiungere un obiettivo così importante. Inoltre, migliorare la mobilità tra città e campagna potrebbe anch’esso giocare a favore contro il rischio di spopolamento. Dobbiamo infatti pensare che sino a venti anni fa la libertà di circolazione, specie tra le zone interne del paese e la costa (dove si trovano i maggiori centri abitati), era fortemente limitata. Per questo, dopo decenni di isolamento, agli inizi degli anni novanta c’è stato un incontrollato movimento verso le città che ha prodotto un’urbanizzazione mal governata e numerosi problemi di carattere sociale, oltre ovviamente all’abbandono di monti e campagne.
In che modo sarà coinvolta la comunità locale all’interno del progetto?
Molto semplicemente, come di fatto già sta avvenendo, saranno gli stessi membri della comunità a scegliere le forme più adatte di valorizzazione del proprio villaggio, ovviamente con il supporto di esperti provenienti dalla municipalità di Scutari. Ci si sposta da un principio d’autorità ad una nuova legittimità basata sul consenso: ogni scelta pubblica – e a maggior ragione quelle scelte legate al governo del territorio – dev’essere fondata sul consenso formalizzato di tutte le parti interessate, dagli amministratori agli abitanti.
Il lago di Scutari, sebbene potenzialmente in grado di fare da volano per lo sviluppo turistico della regione, è oggi ancora poco sfruttato.
Il lago di Scutari ha avuto nel corso dei secoli un ruolo chiave come via di comunicazione tra la città e i comuni situati all’interno del lago, non solo albanesi ma anche montenegrini. Il lago dunque come qualcosa che unisce, sia materialmente che a livello identitario. Vanno dunque sviluppate forme condivise di vita all’interno di esso, basate su medesimi principi di tutela e preservazione. In chiave più strettamente turistica, il lago si presta poi a diversi sport acquatici o al birdwatching; infine serve da collegamento con il mare, sviluppando veri e propri percorsi che uniscono acqua dolce e salata. Personalmente vedo il lago come motore di sviluppo delle comunità locali verso una forma di sviluppo che metta al centro la natura e il suo rispetto.
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