Slavonia, fra turismo rurale…
di Drago Hedl, Osijek
Ante Peric, uno dei pionieri dell’agriturismo a Ivankov, villaggio vicino a Vinkovac, nel nord-est della Croazia continentale, ha capito ciò che la maggior parte delle persone che oggi vivono di turismo in Croazia non vuole capire, e cioè che sempre meno turisti verranno in Croazia solo per fare il bagno. Decidendo di trascorrere le vacanze all’estero, un certo tipo di turista europeo vuole sempre meno una vacanza passiva in qualche albergo che assomiglia a una caserma, dove sdraiarsi a prendere il sole in spiaggia e mangiare cibo preparato in modo industriale al ristorante. Purtroppo, l’offerta della maggior parte dei villaggi croati è questa, nel paese che vorrebbe essere una attrazione turistica per la maggiore parte dell’Europa.
Nel suo cascinale sistemato ad arte, conosciuto come “La dimora di Ante”, variante slavona del tipico cascinale della Vojvodina, Peric è in grado di preparare attrazioni che i suoi ospiti non potranno dimenticare. Al centro di un campo enorme di girasoli fioriti, sulla collina vicino alla sua casa rurale, Peric ha creato un cerchio del diametro di una decina di metri, l’ha cosparso di un alto strato di fieno e ci ha portato un centinaio di suoi ospiti. In un ambiente da sogno, che ricordava le tele più straordinarie di Van Gogh, tra mille girasoli fioriti, Peric ha fatto venire dei tamburase (suonatori di “tambura”), ha offerto i piatti tipici della Slavonia e l’ottimo vino di queste zone. La festa è durata sino al mattino, un ospite si è anche dimenticato le scarpe Peric ammette che per questa festa ha guadagnato più che per i girasoli che ha venduto dopo al consorzio agrario. Un avvenimento di questo genere è difficile che venga raccontato da uno delle migliaia di turisti che tutti gli anni frequentano le coste dalmate.
La famiglia Jazbec a Ivanovac, vicino a Osijek
Per rendere l’attrazione più interessante, il podere di Ante Peric si trova solo a una trentina di chilometri dall’aeroporto di Osijek, dove possono decollare non solo piccoli aerei privati ma anche aerei di linea. Anche se la Croazia continentale ha tantissime attrazioni che almeno una parte dei turisti “balneari” vedrebbero volentieri, a nessuno è venuto in mente di collegarla con il Mediterraneo, da dove in un’ora si potrebbe arrivare in Slavonia.
“Ho suggerito al nostro ministro del turismo di fare qualcosa riguardo al collegamento delle mete turistiche marittime con la Slavonia, ma nessuno ha voluto ascoltare questa proposta _ dice Peric, affermando che una visita giornaliera con un charter per i turisti dal mare sarebbe un impulso importante per lo sviluppo del turismo nella Croazia continentale.”
Anche se nel 2001 c’è stato un incremento notevole dell’agriturismo (sino a gennaio dell’anno scorso sono stati registrati 177 agriturismi), questi sono quasi sempre situati nelle parti della Croazia più vicine al mare _ soprattutto nell’entroterra dell’Istria e della Dalmazia. L’associazione che raggruppa gli agriturismi ammette che lo Stato dovrebbe aiutare in modo particolare gli agriturismi del distretto Vukovar-Srijem – dove si trova il podere di Peric – e Osjek-Baranja, visto che qui si trova la riserva naturale Kopacki rit, uno delle più grandi riserve di pesce in Europa e oasi di uccelli rari, dove si trovano alcune specie invia di estinzione come l’aquila Stekavac (Haliaeetus albicilla).
A venti chilometri da Kopacki rit, all’interno del triangolo formato dai due grandi fiumi – Danubio e Drava – e la frontiera Ungherese, nella Baranja, si trova Zmajevac, dove Mihalj Gerstmajer ha una magnifica cantina con vini di altissima qualità. Qui – per vedere la cantina, assaggiare il vino e comprare qualche bottiglia – vengono soprattutto quelli che sanno dell’esistenza di questo posto. È successo raramente che al podere di Gerstmajer arrivassero gruppi organizzati da qualche agenzia turistica, e mai è capitato che qualcuno vi portasse turisti dal mare Gerstmajer dice che nei villaggi vicini, dove ci sono altri viticoltori, esiste un grande interesse per raggiungere la qualifica di “Strada dei vini”, che esistono già simili esperienze in alcune parti della Croazia (Istria), ma soprattutto nelle vicina Slovenia. Qui nessuno se ne vuole occupare.
Nel suo cascinale sistemato ad arte, conosciuto come “La dimora di Ante”, variante slavona del tipico cascinale della Vojvodina, Peric è in grado di preparare attrazioni che i suoi ospiti non potranno dimenticare. Al centro di un campo enorme di girasoli fioriti, sulla collina vicino alla sua casa rurale, Peric ha creato un cerchio del diametro di una decina di metri, l’ha cosparso di un alto strato di fieno e ci ha portato un centinaio di suoi ospiti. In un ambiente da sogno, che ricordava le tele più straordinarie di Van Gogh, tra mille girasoli fioriti, Peric ha fatto venire dei tamburase (suonatori di “tambura”), ha offerto i piatti tipici della Slavonia e l’ottimo vino di queste zone.
Kopacki rit, riserva di uccelli unica Europea, con i suoi grandi laghi e le vicine paludi, è un luogo perfetto per il “bird watching” e i foto-safari. Ma a Bilju, il villaggio più vicino alla riserva, solo due famiglie, i Galic e gli Sklepic, si occupano di agriturismo. In case ben sistemate affittano camere dove il pernottamento con colazione costa dai 12 ai 15 euro. Da qui in pochi minuti si arriva a Kopacki rit dove si possono guardare gli uccelli, oppure nuotare o fare un giro in barca. A un quarto d’ora di strada, lungo una stretta strada asfaltata, raggiungerete il castello Tikves, nel bellissimo ma ora trascurato parco (bosco), dove l’ex presidente Josip Broz Tito usava venire nel tardo autunno per le battute di caccia grossa. A Tikves hanno trascorso del tempo anche i suoi numerosi ospiti dell’epoca, come Leonid Breznev, Eric Honecker, Nicolae Ceausecu
Vicino a Ivanovac, Osijek Slavica e Ivan Jazbec, su di una superficie di 28 ettari di terreno di propria pro-prietà, si occupano di agricoltura biologica, seguendo gli standard della comunità europea. Producono latte e derivati del latte, carne di vitello, pecora e maiale. Gli Jazbec vedono la loro produzione biologica anche in un’altra ottica. Nella parte di azienda, vicino al bosco, hanno iniziato a costruire una casa per la sistemazione degli ospiti, che sarà la base per lo sviluppo del loro agriturismo. Qui, ai futuri ospiti, offrirebbero i loro prodotti, e quello che resta lo venderebbero agli abitanti delle città che desiderano avere sulla propria tavola prodotti sani. Per fare questo, tuttavia, gli servono tempo e soldi, ma lo Stato non sente molto l’esigenza di aiutarli. È della stessa idea anche la famiglia Lehki a Gat, vicino Valpova, i produttori più famosi del latte e formaggio di capra basati sulla produzione biologica. Su 10 ettari di terreno, vicino al Karasica, il fiume che pochi chilometri dopo la loro azienda sfocia nella Drava, con le loro trenta capre e cinquanta capretti, i Lehkijev producono cibo sufficiente senza l’utilizzo di concime chimico o di pesticidi, veleni solitamente usati per distruggere erbacce e parassiti. Anche loro sognano un agriturismo, e sono convinti che i turisti li visiterebbero volentieri se solo lo Stato li aiutasse con finanziamenti e organizzando le visite degli ospiti.
Varazadin, la fortezza
È inspiegabile come oggi in Croazia, ai turisti che vanno al mare, nessuno voglia offrire un soggiorno organizzato nella parte continentale, anche questa bella e interessante, che potrebbe rappresentare una perfetta integrazione dell’offerta balneare. Gite di uno, due o tre giorni dove gli ospiti vivrebbero la magia della serata nel campo di girasoli di Peric, potrebbero osservare e filmare gli uccelli a Kopacki rit, assaggerebbero il vino della cantina di Gerstmajer, si godrebbero un giro lungo la Drava fino al Danubio, visiterebbero il castello nella riserva dei cervi dove Tito riceveva i suoi ospiti più importanti, assaggerebbero i prodotti biologici dell’azienda Jazbeca o Lehkija, tutte esperienze che rimarrebbero sicuramente impresse nella loro mente.
In Croazia, paese turistico, tranne Ante Peric, di cui vi abbiamo raccontato all’inizio, questo non sembra averlo capito ancora nessuno.
…e segni della guerra
Agriturismo Antin stan
di Kaja e Ante Peric
32281 Jvancovo, Vinogradska bb
tel 00385 32381444 – 381443
Vukovar, settembre: i segni della guerra e una ricostruzione appena agli inizi
Nel suo cascinale sistemato ad arte, conosciuto come “La dimora di Ante”, variante slavona del tipico cascinale della Vojvodina, Peric è in grado di preparare attrazioni che i suoi ospiti non potranno dimenticare. Al centro di un campo enorme di girasoli fioriti, sulla collina vicino alla sua casa rurale, Peric ha creato un cerchio del diametro di una decina di metri, l’ha cosparso di un alto strato di fieno e ci ha portato un centinaio di suoi ospiti. In un ambiente da sogno, che ricordava le tele più straordinarie di Van Gogh, tra mille girasoli fioriti, Peric ha fatto venire dei tamburase (suonatori di “tambura”), ha offerto i piatti tipici della Slavonia e l’ottimo vino di queste zone.
Vukovar, la fortezza del lupo
“..Oggi capire Vukovar significa capire il nucleo degli eventi. Già il nome racchiude un presagio e un enigma. Vuol dire più o meno “fortezza del lupo”. La Vuka è un tributario della riva destra, che in quel punto confluisce nel Danubio. E’ un affluente piccolo, quasi insignificante, che però rivela una segreta, buia forza contro natura. E’ infatti l’unico corso d’acqua capace di sfidare il grande fiume entrandoci controcorrente…
“…Come Sarajevo. Vukovar dai mille popoli rappresentava un fattore di complessità insopportabile, una contraddizione troppo forte rispetto al concetto di società chiusa di cui gli uomini scesi dai villaggi erano i naturali diffusori: In essa non si è consumata soltanto la sconfitta dei croati da parte ad opera dei serbi, ma anche la ressa dello spazio plurietnico rispetto alla brutale aggressione esterna della mentalità etnocentrica e tribale. La rilettura della polis come antagonista di un sistema costruito sull’esaltazione del primitivismo rurale costringe a rileggere anche altri atti strategicamente insensati, come l’abbattimento del ponte di Mostar o il bombardamento di Dubrovnik, l’antica Ragusa”.
Paolo Rumiz, Maschere per un massacro
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