di Michele Nardelli – Uno dei paesi emergenti nel triste primato del turismo sessuale è la Bulgaria. Ci sono città come Sandanski, nella parte sud occidentale del paese, considerate veri e propri “paradisi del turismo sessuale”. Ma basta girare anche solo qualche minuto nella vita notturna di Sofija per rendersi conto di come questo fenomeno stia dilagando. La cosa non ci riguarda solo come persone sensibili ma anche come cittadini italiani, essendo il nostro paese in testa alla graduatoria degli squallidi praticanti di questa forma di turismo. Ecco perché parlare di un altro turismo in occasione di Terra Madre Balcani è importante, tant’è vero che una delle quattro sessioni in cui si articola l’evento è dedicata proprio al tema del turismo responsabile. Un turismo che non sorvola i territori, che evita i “non luoghi” del turismo di massa, che cerca invece un contatto vero con le culture locali e le persone, curioso ed attento all’impatto del turismo sull’economia e sull’ambiente, che sa adattarsi ma anche esigente sul piano della qualità.
foto di Antonio Tutino Italia-Bulgaria solo andata
Sviluppiamo questo argomento anche nell’incontro con Paolo Di Croce, segretario generale di Slow Food Internazionale. Con Slow Food si è avviata in questi anni una proficua collaborazione nella cooperazione del sistema trentino con la regione balcanica e, più in generale, con le relazioni che la nostra comunità ha avviato in varie aree del mondo. Relazioni che saranno al centro di “Terra Madre Trentino” in programma a fine ottobre, lungo le rotte delle comunità del cibo della nostra provincia. Ma il focus del nostro confronto è un progetto comune che coltiviamo da qualche mese: un viaggio alla scoperta dei sapori danubiani, una nave che attraversi l’Europa lungo il suo grande fiume che ne rappresenta le speranze e il disincanto.
foto di Antonio Tutino Italia-Bulgaria solo andata
Un viaggio che dia il senso di quell’Europa di mezzo “tedesca-magiara-slava-romanza-ebraica” che Johannes Urzidil definiva “un mondo dietro le nazioni”. Perché è proprio oltre le nazioni, in una prospettiva di tipo sovranazionale qual è l’Europa, che siamo destinati e di cui al tempo stesso abbiamo paura. Mettere in connessione i territori, le culture locali, le unicità che si sono realizzate nel tempo attraverso mille sincretismi: questa è l’Europa delle minoranze, pensata nel manifesto di Ventotene del federalismo europeo come antidoto al ripetersi di nuove tragedie nella disputa di improbabili egemonie da parte degli Stati nazionali.
foto di Antonio Tutino Italia-Bulgaria solo andata
Un viaggio di “cittadini europei”, nella straordinaria prospettiva che regala la navigazione del Danubio, facendo tappa nei luoghi delle “Comunità del cibo” danubiane, per scoprire saperi e sapori che i territori sanno proporre, come altrettante chiavi di sviluppo locale ma, prima ancora, di costruzione di una cultura europea e mediterranea che degli “attraversamenti” sia capace di fare tesoro. Di questo parliamo a Sofija con i responsabili di Slow Food, in un assurdo albergo che non ha faticato per niente a passare dalle mafie di prima a quelle di oggi. Un viaggio che vorremmo realizzare nel giugno del 2011, in omaggio di chi settant’anni fa ci propose un sogno ancora da realizzare e di un fiume, il Danubio, che dell’Europa è lo specchio. Una suggestione che tocchiamo con mano sulla strada del ritorno, quando ci fermiamo per una breve sosta a Belgrado. Lì, sulla fortezza di Kalemegdan, si assiste allo spettacolo quotidiano dell’incontro fra la Sava e il Danubio. Se mi chiedete un’immagine capace di descrivere l’Europa, oltre la mitologia che la vede figlia di Agenore, la mia risposta è tutta lì, in quella straordinaria visione. Michele Nardelli consigliere provinciale, presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani www.michelenardelli.it Argomenti correlati: leggi la prima parte del diario