Il Sangiaccato di Novi Pazar è stato un’unità amministrativa dell’Impero Ottomano fino al 1912, anno della Prima guerra balcanica, quando i regni di Serbia e Montenegro – alleati contro la Sublime Porta – lo conquistarono e lo suddivisero tra loro. Il territorio fu quindi parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e poi del Regno di Jugoslavia, fino all’inizio della Seconda guerra mondiale. Terminata l’occupazione italiana, il Sangiaccato tornò ad essere spartito tra Serbia e Montenegro, prima nella cornice della Federazione Jugoslava e poi nel sistema dei nuovi stati indipendenti.
Né le guerre jugoslave dei primi anni ’90 né l’intervento della NATO contro la Serbia nel ’99 hanno interessato direttamente il Sangiaccato, anche se in entrambi i casi ci sono state evidenti ripercussioni. La guerra in Bosnia ha alimentato tensioni interetniche in un territorio, questo, in cui convivono da decenni una forte comunità bosniaco-musulmana, una significativa comunità serba, una componente montenegrina minoritaria, nonché musulmani di altra nazionalità (rispettivamente 45%, 35%, 7% e 7%, stando ai dati del censimento 2002/2003). Proprio la comunità bosniaco-musulmana è stata maggiormente oggetto, tra il 1992 e il 1995, di atti di oppressione politica. A seguito dell’intervento NATO del ’99, d’altro canto, sono stati colpiti alcuni obiettivi strategici situati nella regione, come ad esempio il ponte di Prijepolje.
La cittadina di Prijepolje (ca. 40.000 abitanti), situata nella parte del Sangiaccato amministrata dalla Serbia, è essa stessa un piccolo mosaico culturale. Due terzi della popolazione si dichiarano di nazionalità serba, un terzo di nazionalità bosniaco-musulmana. In pochi minuti ci si può spostare dalla moschea alla chiesa ortodossa, e, attraversato il ponte sul fiume Lim, è possibile avvistare anche una minuscola chiesa cattolica, purtroppo in cattivo stato di manutenzione.
Il fiume Lim rappresenta in qualche modo l’anima di Prijepolje. Gli abitanti amano passeggiare lungo le sue rive, che la sera diventano ritrovo dei giovani locali o, durante l’estate, luogo di manifestazioni culturali e sportive. Prijepolje non è una di quelle città-monumento di cui sono ricchi i Balcani – i turisti qui non sono molti – ma ciò non significa che non abbia molto da offrire ai viaggiatori curiosi che si avventurano in queste zone.
Prijepolje, infatti, è un’ottima base per esplorare i dintorni, punteggiati di splendidi scenari naturali e di numerosi villaggi tradizionali. Per fare un bagno nel fiume Lim è sufficiente allontanarsi una decina di kilometri dal centro abitato, fino a Petrovac. Sull’ansa del fiume sovrastata dal vertiginoso ponte ferroviario si svolge ogni estate una gara di tuffi “a rondine” che richiama visitatori dalle città vicine. In primavera il fiume è anche adatto per il rafting.
Da non perdere è l’incantevole Sopotnica, un minuscolo villaggio incastonato tra le montagne a meno di venti kilometri da Prijepolje. Prendendo la strada principale, e superato Petrovac, si raggiunge, in località Lućice, la svolta per Sopotnica, che è segnalata da un’indicazione di legno. La scritta è solo in alfabeto cirillico, quindi bisogna fare attenzione. Dalla svolta è possibile proseguire fino al villaggio in automobile (altri venti minuti), oppure a piedi, con una bellissima passeggiata panoramica di due/tre ore.

Il nome ‘Sopotnica’ deriva da una radice che significa ‘fonte’, ‘sorgente’, e non tarderete ad accorgervi del perché. Cascate, ruscelli e corsi d’acqua sono la vera ricchezza di questo luogo. Lo sono ora, e lo erano nel passato, visto che per secoli la forza dell’acqua ha fatto funzionare le ‘vodenice’, i mulini destinati alla lavorazione di quella pietra porosa e morbida tipica di questi luoghi, con la quale sono stati costruiti i monasteri della regione. Alcune ‘vodenice’, con la loro forma semplice ma inconsueta e curiosa, sono visibili ancora oggi.
La principale attrazione di Sopotnica è la cascata maggiore. Alta più di venti metri, e visibile dal villaggio, la si può raggiungere a piedi attraverso la boscaglia. E’ consigliato farsi accompagnare, perché il percorso è ostico, ma una volta arrivati alla base del getto lo spettacolo è impagabile.
A Sopotnica è anche possibile pernottare. Nel caso in cui il ‘planinarski dom’ (il rifugio) non sia aperto, è possibile accordarsi con gli abitanti del villaggio, che dispongono di case in affitto, spartane ma molto accoglienti. Il costo a notte è di circa 400 dinari, equivalenti a 5 euro. Come in quasi tutti i villaggi, poi è possibile acquistare prodotti tipici, come il formaggio e il latte acido.
Un altro villaggio degno di nota è Kamena Gora. Sulla riva occidentale del fiume Lim, a circa 23 kilometri da Prijepolje in direzione di Pljevlja (località Bare), Kamena Gora (letteralmente ‘montagna di pietra’) è considerata uno dei villaggi più suggestivi della valle di Polimlje. Nel periodo tra le due guerre era conosciuta come area dalle benefiche proprietà climatiche, in virtù della sua vegetazione rigogliosa, in cui predominano gli alberi di pino. Il simbolo del villaggio è, non a caso, un pino nero vecchio oltre quattro secoli, conosciuto come ‘svetibor’, il ‘pino sacro’. Nell’antichità i Cristiani, in assenza di una vera chiesa, solevano officiare la messa all’ombra dei suoi grandi rami.

Anche a Kamena Gora, come a Sopotnica, non mancano numerosi sorgenti d’acqua pura, nonché piccoli edifici di legno utilizzati a vario scopo, testimonianze della vita di un tempo. Pernottare nel villaggio non è affatto un problema, data la presenza di decine di posti letto in affitto. Inoltre, un piccolo ristorante evita ai visitatori di doversi rifornire di cibo a valle.
I dintorni di Prijepolje non sono solo ricchi di tesori naturali, ma anche di magnifiche testimonianze della sua eredità culturale. La regione di Mileševa ne è l’esempio più significativo. Essa è dominata da uno dei più importanti santuari ortodossi, l’omonimo monastero di Mileševa. Costruito tra il 1219 e il 1235, è dedicato al re serbo Vladislav.

L’opera d’arte che dà lustro al monastero è l’affresco detto dell”angelo bianco’ (‘beli andjeo’), che adorna la parete destra dell’abside. Degno di nota è il fatto che le reliquie di San Sava, uno dei santi più importanti della tradizione serbo-ortodossa, furono conservate proprio in questo monastero, fino al loro trasferimento a Trnovo avvenuto nel 1236.
Il complesso religioso comprende la chiesa, gli alloggi delle monache e un cortile ampio e ben tenuto, ideale per godersi il fresco della bella valle in cui sorge l’intera struttura. A qualche centinaio di metri di quota sopra al monastero si trova la città medioevale di Mileševac, sui cui resti oggi si erge la moschea ottomana di Hisardžik. Al suo interno è conservata una copia scritta a mano del Corano risalente a quattro secoli fa, e perciò ritenuta il più antico simbolo della cultura islamica di questa regione scritto in lingua araba.
Oltre alle sue ricchezze storiche, la Mileševa è anche una zona di interesse naturalistico. L’impervio canyon del fiume Mileševka, che termina a poca distanza dalla sede del monastero, è oggi parco naturale, e merita una visita. Gli abitanti del luogo vi diranno che i boschi che incorniciano i pennacchi di roccia del canyon sono abitati da lupi, orsi, aquile dal capo bianco e numerose altre specie selvatiche. Per visitare queste zone è raccomandato servirsi di una guida, dal momento che il sentiero che si inoltra nel bosco non è alla portata di tutti.
Queste sono solo alcune delle bellezze da scoprire nella sola regione di Prijepolje, nel Sangiaccato. Ulteriori informazioni su località e attrattive naturali sono disponibili sul sito www.turizamprijepolje.org.yu (in inglese e in serbo). Non mancate di inserire questi luoghi nel vostro prossimo viaggio nei Balcani. Ne vale davvero la pena.

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