Oltrepassiamo i Carpazi, usciamo dalla Transilvania. L’ultimo saluto è per il più famoso dei suoi cittadini: il conte Dracula, nel suo castello di Sighisoara.
I Carpazi Curburii, ovvero la parte meriodionale della catena montuosa, quella che divide il paese in due, sono abitati dagli orsi. Ce ne sono talmente tanti che in alcune zone è vietato il camping all’aperto. Si racconta che più di una volta a turisti sbadati sia capitato di svegliarsi ed uscire dalla tenda per trovare a pochi passi un grosso orso che divora i resti della cena precedente: decidiamo di credere a queste dicerie e scendiamo a dormire più a sud. Sono molti i laghetti e i torrenti da queste parti, ricchi di grandi carpe che vengono servite nei ristoranti locali.
Arrivando verso Ploiesti il clima cambia, e con esso anche l’umore della gente. Se ne vanno l’umidità ed il freddo, inizia il caldo secco e torrido, ma svanisce anche una certa tranquillità, un qualche sguardo contadino nel fondo degli occhi. Troviamo adesso persone più sorridenti, aumentano gli occhiali da sole ed i vestiti firmati, le auto aumentano di cilindrata, i carretti condotti dai cavalli a bordo strada diminuiscono drasticamente: solo adesso capisco la bellezza di quella malinconia che gli anziani dei piccoli e sperduti villaggi si portano appresso, nascosta sotto al cappello, quasi fosse un vecchio amico.
Ma resistiamo poco tempo lungo le principali arterie e città prima di decidere di svoltare per tratturi secondari. E’ il vicesindaco di Galbenu che si ferma con il furgone mentre facciamo autostop a bordo strada e ci accompagna lungo tutti i villaggi nascosti di questa zona rurale: Posta Calnau, Cochileanca, Galbenu, dove ci fermiamo piu’ a lungo e seguiamo da vicino tutte le faccende quotidiane alle quali l’addetto all’amministrazione del piccolo villaggio è sottoposto; svoltando e fermandoci più volte tra municipio, scuola, posta e casa del sindaco, l’ultima commissione della giornata per il povero vice sindaco sudato sarà proprio portare il primo cittadino di Galbenu in città.
Noi scendiamo a Jirlau, attirati dal piccolo laghetto quasi invisibile sulla carta: scopriamo un angolo incontaminato di natura.
Le verdi acque dolciastre del lago spuntano dietro ad un dosso del sentiero 500 metri fuori dal paese.
Un gruppo di bambini con bacinelle e pantaloni arrotolati sopra al ginocchio pescano con estrema semplicità decine di piccole carpe. Un gruppo di canne al centro del lago sembra essere l’angolo preferito dei fenicotteri mentre sulla piatta ed erbosa riva sono gruppi di anatre e oche a bere tra qualche calmo cavallo semi brado.
A qualche decina di metri dietro a delle collinette di argilla grigia una zona paludosa di acque e canneti sembra essere la preferita per il pascolo di liberi bovini, è qui che a pochi passi da noi una spaventata Upupa rossa prende il volo e scappa.
Nel giardino di ogni casa scorazzano maiali e galline, un cane randagio riesce in silenzio a rubarci il formaggio del pranzo legato allo zaino ed i ragazzini usciti dall’acqua dopo la pesca si avvicinano con curiosità a noi, ci accerchiano sorridenti: cerchiamo di parlare in rumeno ma oltre le frasi più semplici dobbiamo continuare a gesti, quando ce ne andiamo ci regalano un paio di piccole carpe, morte e crude, per la cena: il problema sarà conservarle fino a sera.