Dal quotidiano Gardianul
Giorni di pioggia caduta copiosamente nel mese di luglio hanno inondato intere aree del Nord-Est della Romania. L’articolo di Mihaela Iordache evidenzia le responsabilità dell’azione dell’uomo sulle conseguenze dell’alluvione.
Nonostante questo, la Romania rimane un luogo di straordinarie bellezze naturali e storico-culturali.
A breve pubblicheremo un nuovo reportage e due itinerari, quello dei castelli della Transilvania e quello dei Monasteri della Bucovina
di Mihaela Iordache
Le alluvioni hanno lasciato un bilancio di morte e devastazione. “Aiuto”, titola la stampa rumena. Polemiche per il taglio delle foreste, l’abusivismo edilizio e una mancata politica di prevenzione dei disastri. Il quadro della situazione e le contee più colpite nel resoconto della corrispondente dell’Osservatorio sui Balcani
Almeno venti persone hanno perso la vita travolte dalle alluvioni che nel corso degli ultimi giorni hanno colpito la Romania. Ma dall’inizio dell’anno sono oltre trenta i morti a causa di inondazioni, le più drammatiche dell’ultimo secolo. La calamità naturale ha causato decine di migliaia di sfollati, 32.863 le case allagate, 138.070 ettari di terreno agricolo coperto dalle acque mentre più di 1.018 ponti sono stati spazzati via. In pratica, dall’inizio dell’anno, 33 delle 42 regioni che compongono il paese sono state inondate. Nel 2005 i cambiamenti climatici si sono avvertiti più che mai. Una settimana di sole e una di pioggia, così si presenta finora l’estate romena. Le piogge torrenziali hanno gonfiato i fiumi che si sono riversati sul paese. Dopo le inondazioni di aprile nella zona del Banato (ovest della Romania), quando le terre intorno a Timisoara si erano trasformate in un delta, stavolta ad essere sommersa dalla furia delle acque è stata la Moldavia (in romeno Moldova), la regione romena più ad est, che è anche la più povera del paese. Qui due dei fiumi più importanti, Trotus e Siret, sono usciti dall’alveo e hanno raso tutto al suolo. Nei giorni scorsi il Siret, ad esempio, era arrivato sin quasi al Danubio e con questa forza ha colpito centinaia di località.
“La Romania annegata nelle lacrime” – titolava il quotidiano Evenimentul Zilei. Le alluvioni hanno seminato morte, disperazione e paura per il futuro, ora che decine di migliaia di persone hanno perso tutto. Morti, dispersi, decine di migliaia di sfollati, migliaia di persone isolate, centinaia di case rurali completamente distrutte e quindicimila danneggiate, il raccolto compromesso, chilometri di ferrovie e di strade impraticabili. “Un quadro apocalittico” lo definiva anche il patriarca Teoctist, capo della chiesa ortodossa romena, che ha invitato tutti i fedeli a pregare e a raccogliere aiuti per i sinistrati. Molte località rurali della poverissima Moldavia sono state spazzate via dalle acque. Per giorni, l’unico collegamento con questa parte del paese è stato un ponte aereo; solo con gli elicotteri dell’esercito e del ministero dell’interno si è potuto intervenire per salvare vite umane, portare acqua e alimenti. Più acqua che terra era l’immagine apocalittica della Moldavia. In questi ultimi giorni, 6.400 persone sono state salvate e più di 14.000 evacuate, fa sapere il ministero dell’Amministrazione e degli Interni. L’esercito è stato completamente mobilitato per le operazioni di salvataggio e aiuto. I piloti degli elicotteri, chiamati dalla stampa con l’appellativo di “eroi”, hanno salvato centinaia di vite in condizioni meteorologiche speciali. Giorno e notte, senza riposo, le forze dell’ordine e i volontari hanno lottato con le acque. Tuttavia in molte località i soccorsi sono arrivati tardi. Talvolta sono arrivati per primi i giornalisti in barca. Hanno trovato gente disperata che non aveva mangiato da giorni e che dormiva assieme al bestiame che era riuscita a salvare, bevendo acqua che sapeva essere inquinata. Ma non c’era altro. Non c’era più niente. Chi aveva dimenticato la Moldavia e i suoi poveri ha avuto in questi giorni la possibilità di riscoprire non solo la tragedia umana di oggi, ma anche il dramma dell’esistenza quotidiana. Case costruite di terra e paglia, gente che mangiava quello che coltivava. Contadini per cui gli animali rappresentano la principale ricchezza hanno visto tutto portato via dalle acque. Molti di loro, nonostante fossero stati avvertiti dalle autorità di fuggire per l’arrivo delle acque, hanno preferito salire sul tetto della casa, portare su gli animali, le galline, le oche, il cane o il maiale, ma non abbandonare. Rischiando la vita, perché l’acqua avrebbe raggiunto il tetto delle case. Solo le case grandi, resistenti, le ville, hanno resistito alla forza distruttrice delle acque. Ma in Moldavia le villette sono rare.
Le contee più colpite sono state Bacau, Braila, Galati e Vrancea. In queste contee sono state inondate 104 località, 10.836 case di cui 509 completamente distrutte. L’Agenzia nazionale di sanità veterinaria ha evacuato solo nelle contee di Galati e Vrancea 33 tonnellate di animali morti.
Il presidente della Romania, Traian Basescu, e il Primo Ministro, il liberale Calin Popescu Tariceanu, hanno sorvolato con elicotteri militari le zone colpite e sono atterrati per incoraggiare la gente. Il premier Tariceanu ritiene che le autorità abbiano reagito tempestivamente, inviando il personale ed i mezzi tecnici necessari per l’intervento. Il presidente della Repubblica ha comunque ordinato un’indagine per le 20 persone che sono morte sotto le acque. Se c’è gente del posto che critica il Governo per i tempi lunghi d’intervento, le autorità centrali credono che siano stati i sindaci, le autorità locali a non coordinarsi.
Il premier ha chiesto alle autorità locali di assicurare alloggio per i disastrati ed ha disposto l’invio dalle riserve di stato, di alimenti ed acqua. Molti degli sfollati dormono nelle scuole o immobili messi a loro disposizione dai comuni. Dormono per terra, mangiano quando arrivano aiuti, piangono e ricordano insieme quello che hanno perso, stringono al petto i bambini e guardano con disperazione al futuro che ora non riescono ad immaginare: in Romania già all’inizio dell’autunno le temperature si abbassano e l’inverno significa gelo e molta neve. Le televisioni continuano a trasmettere in diretta interviste con persone che si asciugano le lacrime. Come molte altre tv, anche la tv pubblica TVR ha organizzato trasmissioni, tipo “tele Don”, per raccogliere fondi.
Un appello alla solidarietà umana. “Non siete soli”, continuavano ad arrivare messaggi e sms da tutto il paese. Ma la gente intervistata nelle località dove l’acqua non si era ancora ritirata, diceva di sentirsi molto sola. Dimenticata e abbandonata. Gente semplice che ha vergogna di chiedere soldi per rifarsi le case e che lamentava di aver perduto il lavoro di una vita. C’è chi chiede terra per potersi costruire un’altra casa, fuori dalle zone a rischio di inondazioni (come il villaggio di Vadu Rosca – contea di Vrancea) e chi osa chiedere “se è possibile – pochi soldi – per i materiali di costruzione – perché non abbiamo più niente”. In una delle dirette, un uomo ha manifestato un desiderio: chiedeva uno strumento musicale, perché suonando avrebbe espresso meglio il suo dolore, poi magari le sue speranze. La reporter gliel’ha regalato: una piccola musichetta, e lui, il contadino semplice della povera Moldavia, l’ha preso e ha cominciato subito a suonare. Suonare il proprio destino.
“Aiuto”, altro titolo di un giornale. Il paese balcanico colpito dalle alluvioni ha bisogno d’aiuto. L’Unione Europea (UE) potrebbe mandare aiuti, ma questo sarà possibile dopo una stima globale dei danni che potrà essere fatta solo quando le acque si saranno ritirate e quando sotto il fango la gente andrà a mani nude a scavare in cerca di qualcosa che possa essere ancora salvato. Secondo una prima valutazione, i danni arrivano a mezzo miliardo di euro. Il governo non ha più soldi. Ne ha già spesi per le alluvioni dal Banato. Il deficit di 0,7% negoziato con il Fondo Monetario Internazionale è in pericolo. Il primo ministro sta però assicurando che la crescita economica del 6% verrà rispettata, e l’inflazione mantenuta sotto il 7%. Le inondazioni, tuttavia, sembrano aver spazzato via non solo le case, ma anche le economie dello stato, ancorato al rispetto degli impegni con l’UE. L’adesione all’Unione è in programma per il gennaio del 2007, ma si parla anche di un possibile rinvio di un anno.
Il presidente Traian Basescu si è rivolto alla Commissione Europea, alla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e alla Banca Mondiale, per stanziare alle vittime una parte dei fondi destinati alla Romania. Le ambasciate della Romania hanno il compito di individuare i possibili aiuti. Per le inondazioni, la Romania ha chiesto il sostegno anche della NATO. Tra i primi ad arrivare in aiuto ai romeni sono stati i vicini ungheresi, che hanno mandato nelle zone colpite delle idrovore per pompare l’acqua. Così come hanno fato anche qualche mese fa in Banato. E nel frattempo si profila un’altra emergenza, il pericolo del contagio di malattie infettive. Il ministero della Salute ha gia mandato nelle zone colpite decine di migliaia di vaccini contro l’epatite, il tifo e la meningite.
Le autorità locali dovranno individuare anche le eventuali responsabilità per il disastro. Il premier ha annunciato l’avvio di indagini sulla qualità dell’esecuzione dei lavori idrotecnici per prevenire le inondazioni, lavori pagati con denaro pubblico e che, dopo le prime piogge, hanno ceduto. Lo stesso premier ha parlato del taglio massiccio e selvaggio delle foreste e delle case costruite abusivamente. Ha aggiunto che molti lavori di protezione anti-inondazioni non hanno una manutenzione adeguata e hanno una destinazione diversa, essendo adoperati sia per la piscicoltura che per le irrigazioni.
In molti si chiedono ora come sia stato possibile un tale disastro. La spiegazione riguarda sia “la furia delle forze della natura, sia gli errori umani nella politica difensiva contro tali fenomeni”, ha dichiarato Ion Sandu, direttore generale dell’Amministrazione nazionale di meteorologia. Se l’opposizione accusa il governo liberal-democratico di non aver fatto nulla per prevenire il disastro, le autorità si difendono. Il portavoce del partito liberale al governo, Eugen Nicolaescu, ritiene che “l’esecutivo non si possa mettere contro Dio e i capricci della natura”. Ma sono tutti d’accordo che negli ultimi 15 anni non è stato fatto nulla nell’ambito della gestione delle acque. “Con i soldi per le dighe sono state costruite le sontuose ville socialdemocratiche” – scrive Romania Libera. E, può sembrare cinico o assurdo, ma – titola il quotidiano “Gardianul” – “La Romania [è] spaccata in due: l’inferno delle alluvioni e il paradiso delle anticipate”. “In piena crisi, il governo si occupa della legge elettorale”, riporta infatti un altro titolo, e di quella sul pagamento dei diritti televisivi per le partite del campionato interno di calcio – come segnalano altri quotidiani.
Chi dice che la Romania è un paese interessante, non esagera. Il primo ministro, incassata la sconfitta della bocciatura da parte della corte costituzionale delle leggi di riforma della giustizia, aveva già annunciato che presto darà le proprie dimissioni. Mentre i meteorologi annunciano: avremo piogge almeno fino ad ottobre. I politici si preparano alle elezioni anticipate che molto probabilmente si svolgeranno a ottobre, invece la gente sta pensando che arriverà l’inverno e che non ha più niente NIENTE.
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