”Europa 1989-Ungheria 2019. Trent’anni dopo, vecchi e nuovi muri. Attraverso lo sguardo ungherese”.
Il 19 agosto 1989, il confine tra Austria e Ungheria nei pressi di Sopron venne aperto per tre ore, permettendo lo svolgimento della manifestazione pacifica nota come “Picnic paneuropeo”. Quell’evento, la prima breccia nella Cortina di Ferro, preannunciava la caduta del muro, che sarebbe avvenuta meno di tre mesi più tardi. Ne parla Jacques Rupnik nel libro “Senza il muro” uscito quest’anno per Donzelli Editore.
«Se si dovesse individuare l’anello cruciale nella reazione a catena che nel 1989 spazzò via i regimi comunisti in Europa dell’Est, bisognerebbe senza dubbio privilegiare l’apertura della cortina di ferro fra l’Ungheria e l’Austria. La vicenda si articolò in tre fasi. Il 4 marzo 1989 fu aperto un primo varco nella frontiera ungherese da Gyula Horn, il ministro degli esteri ungherese coadiuvato dal suo omologo austriaco. Poi, il 19 agosto, nel corso di un «picnic paneuropeo», organizzato a Sopron, presso la frontiera Austro-Ungherese, su invito di Ottone d’Asburgo e di Imre Pozsgay, capofila dei comunisti riformatori ungheresi, fu rimossa una barriera in disuso. E’ da lì che alla fine dell’estate 1989 i tedeschi dell’Est rientrarono nel territorio della Germania occidentale, “gli unici a poter ritrovare la loro patria lasciandola” secondo la suggestiva formula di Francois Furet. Non oppositori, ma normali vacanzieri che con quel gesto, alla prima occasione utile, espressero il loro vero sentire. A settembre furono più di centomila a commemorare il quarantennale della fondazione della Ddr passando in Occidente. L’apertura della frontiera austro-ungherese fu un evento capace di innescare la destabilizzazione della Ddr».
Da Jacques Rupnik “Senza il muro”, Donzelli Editore, Roma 2019, pag.66