Sul treno che collega il Danubio all’Adriatico. Vuk Janic, documentarista, ascolta persone che viaggiano, studenti, lavoratori. Per scoprire una Jugoslavia che non c’è più.
di Nicola Falcinella
Una strada ferrata che unisce ma sulla quale si scorgono i segnali di un allontanamento crescente. Una distinzione nella politica e nelle istituzioni, sancita dalla recente costituzione della repubblica di Serbia e Montenegro al posto di quel che era rimasto della Jugoslavia. È la ferrovia da Belgrado a Bar, dal Danubio al mare Adriatico, voluta e fatta costruire da Tito nel 1974. Doveva stringere i contatti tra due “nazioni sorelle” (“due occhi della stessa testa” le definiva Slobodan Milosevic) oggi è l’emblema dell’ultima fase della disgregazione del Paese: nella parte serba transitano solo treni serbi guidati da macchinisti serbi, sul lato montenegrino solo convogli e conducenti montenegrini.
Ha percorso la tratta il documentarista Vuk Janic, nato a Sarajevo, studi a Belgrado, a lungo sceneggiatore e regista della tv bosniaca, trasferitosi in Olanda nel 1994 (dove ha realizzato il lungometraggio “The Last Yugoslavian Football Team” e il primo episodio di una serie televisiva olandese sui “Dieci Comandamenti”). Ne è uscito il video “Beograd – Bar”, presentato nelle settimane scorse all’Infinity Festival di Alba. Incontra e ascolta le persone che viaggiano, studenti e lavoratori che tornano a casa, c’è chi va sulla costa montenegrina a vendere (“nessuno viaggia su questo treno per caso” dice uno dei protagonisti) tappeti o altri prodotti dell’artigianato. Fra le storie che colpiscono di più quella di un giovane donna che lavora in una stazione persa fra le tante valli selvagge del Montenegro. Ha lasciato la Bosnia, dove suo marito è morto durante la guerra, e cerca di ricominciare portandosi dentro il dolore del passato.
La linea ferroviaria sembra aver anticipato la dissoluzione della ex Repubblica Jugoslava, ma con i suoi viaggiatori che parlano della religione ortodossa e della storia comune come i collanti fra serbi e montenegrini facendo riferimento al grande bagaglio di miti e verità balcanici, resta fra gli elementi di unione del più giovane e tormentato Stato europeo.
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