“In fondo al mercato di Travnik, sotto la sorgente fresca e gorgogliante del fiume Sumec, è sempre esistito, da che mondo è mondo, il piccolo Caffè di Lutvo. Ormai neanche gli anziani ricordano Lutvo, il suo proprietario; da almeno cento anni egli riposa in uno dei cimiteri intorno alla città. Tuttavia si va sempre a “prendere un caffè da Lutvo”, e così ancora oggi il suo nome ricorre spesso nelle conversazioni, mentre quello di tanti sultani, visir e bey è da tempo sepolto nell’oblio”. Così Ivo Andrić, Nobel per la letteratura nel 1961, nativo di questa cittadina bosniaca quasi sconosciuta e ancora esclusa dalle principali mete turistiche, descrive questo caffè ne “La cronaca di Travnik”, uno dei suoi romanzi più noti. E quel caffè esiste ancora, insieme ad altri “ricordi” di un premio Nobel e intellettuale europeo quasi dimenticato.
A 80 km da Sarajevo, incastonata nella stretta valle del fiume Lašva e incorniciata dai monti Vlasic a nord e Vilenica a sud, Travnik è sempre stata considerata importante dal punto di vista politico, a causa della sua posizione geografica strategica. Residenza dei Visir (i governatori ottomani) durante l’occupazione turca, Travnik conserva alcune presenze architettoniche uniche nel loro genere, che testimoniano il ruolo rilevante avuto in passato.
Se le cronache di Andrić narrano di una cittadina sperduta in mezzo al nulla dove due consoli, uno francese e uno austriaco, si trovano a vivere in epoca napoleonica, oggi Travnik è decisamente una tappa più piacevole e consigliata per immergersi nell’atmosfera bosniaca di provincia, meno appariscente ma altrettanto autentica di quella che si respira a Sarajevo. Ecco i luoghi della città da non perdere.
Scoprire il caffè di Lutvo
“Nel giardino del caffè, proprio sotto la parete rocciosa del colle – scrive Andrić -, vi è un angolino appartato e fresco, leggermente rialzato, dove cresce un vecchio tiglio. Intorno, fra pietre e zolle erbose, sono sistemate alcune panchine basse, di forma irregolare, sulle quali è un piacere sedersi e da cui è una fatica rialzarsi. Consumate e imbarcate per gli anni e il lungo uso, sono ormai diventate tutt’uno con l’albero, la terra e le pietre…”.
Questo caffè esiste ancora ed è rimasto nella sostanza uguale ad allora. Nonostante le (poche) guide turistiche non lo citino e in città non esistano indicazioni che ne facilitino la scoperta, con un po’ di pazienza e di fortuna si arriva nella zona denominata Plava Voda (Acque blu). È questa la “sorgente fresca e gorgogliante” a cui fa riferimento lo scrittore. Dal parcheggio nel centro della città, è sufficiente percorrere fino in fondo Bosanska, il viale principale, superare la moschea, attraversare la piccola zona pedonale e la strada statale, fino ad arrivare lungo la via che conduce al castello medievale. In fondo, ci sono le acque del fiume e, di fronte ad esse, l’edificio che ospita il caffè di Lutvo: oltre alla cucina, un saletta in tutto, tanto piccola quanto accogliente.
Una modesta targa sulla parete, accanto alla porta, ricorda il libro di Andrić, di cui all’interno, su una mensola, sono conservate alcune copie, in mezzo ad altri libri. All’esterno ci sono ancora le panchine consumate e c’è ancora il grande salice. Un luogo che sembra sospeso nel tempo, in cui respirare un po’ di autentico spirito bosniaco, assaggiare i tipici cevapi o la pita, sorseggiare con calma un caffè, che qui viene rigorosamente servito “alla turca” (sigaretta compresa!) sul vassoio e con il tipico bricchetto di rame. E, durante la bella stagione, ci si può sedere all’esterno, ad uno dei tavolini di fronte al locale oppure, come faceva Andrić, sul bordo del fiume.
Dalla casa museo di Andrić al caffè Consul
Il caffè di Lutvo non è l’unico luogo che ricorda il romanziere nativo di Travnik. Nel centro del paese, si trova il museo dedicato all’autore de “Il Ponte sulla Drina” e ospitato nella sua casa natale (per visitarlo, basta chiedere al bar situato al pianterreno). E poi c’è il caffè Consul.
Ne “La cronaca di Travnick” si racconta che da un albero di prugne situato nel giardino di questa casa, che si trova nel viale principale di Travnik e che oggi è quasi completamente coperta di edera, l’apprendista del barbiere notò Agatha, inavvicinabile figlia del console austriaco. Il giardino della casa oggi ospita il Caffè Consul, nome decisamente perfetto per richiamare la storia narrata da Andrić.
L’unica moschea tra sacro e profano
La passeggiata nella cittadina può essere completata con la visita ad alcune opere architettoniche ottomane, la moschea detta “multicolore” e le tombe dei visir.
La prima colpisce per le decorazioni colorate, ma la peculiarità che la distingue da tutti gli altri edifici ottomani è quella di unire sacro e profano: al primo piano si trova la sala di preghiera, mentre al piano terra c’è un piccolo bazar, che dà direttamente sulla strada. La nuova moschea Serena o “moschea multicolore”, che si trova sulla piazza di Travnik, tra la fine del viale principale, Bosanska, e l’inizio della piccola zona pedonale, fu costruita dal visir Sulejman-pasa Skopljak dopo che nel 1815 un incendio distrusse la moschea Camila, voluta nel 1757 dal visir Sopa Salem Camil in questo stesso luogo. Già allora la parte bassa dell’edificio prevedeva i negozi degli artigiani.
La moschea viene comunemente detta “multicolore” per le sue decorazioni. Motivi vegetali, alberi stilizzati, grappoli d’uva blu e amaranto ricoprono quasi completamente la parte alta delle pareti della moschea e incorniciano le finestre.
Le Turbe del Visir
Travnik, sede della più antica scuola coranica, era la sede del Visir, l’autorità politica e religiosa durante la dominazione turca. In tutta la città, dunque, è facile notare la presenza di numerose turbe del visir, ovvero di tombe tradizionali coperte da una sorta di gazebo aperto realizzato in pietra e decorato. Una delle più belle e famose è quella che si trova lungo il viale principale della cittadina, di fronte all’hotel Lipa. Queste tombe presentano pregevoli e colorate decorazioni sulle volte e i capitelli scolpiti in stile neomoresco.