Una strana coppia accoglie in questi giorni i visitatori dell’Istituto di cultura italiano a Belgrado: Tex Willer e Dylan Dog ti squadrano con un’aria un po’ beffarda ai due lati dell’ingresso principale da due sagome di cartone a grandezza naturale. Sono infatti il capo bianco dei Navajos, Aquila della notte, e l’indagatore dell’incubo che aprono la mostra organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Belgrado “Nuvole a Stampa. Breve storia dell’editoria a fumetti in Italia” che resterà a Palazzo Italia, sede dell’Istituto di cultura fino al prossimo 20 marzo.
Attraverso pannelli, video e una piccola pubblicazione, la mostra racconta la nascita e l’evoluzione della presenza del fumetto nell’editoria italiana dal 1848 fino ai giorni nostri con personaggi e pubblicazioni che hanno fatto la storia del costume del nostro paese. Alla sezione cronologica si affiancheranno degli approfondimenti monografici su edizioni, personaggi e autori particolarmente importanti come Il Corriere dei Piccoli, le edizioni Bonelli, Hugo Prat e Magnus. “La mostra è nata per celebrare i 100 anni dalla nascita del fumetto – spiega a la direttrice dell’Istituto Alessandra Bertini – che convenzionalmente coincide con la prima uscita del Corriere dei piccoli il 27 dicembre del 1908. Ma è anche un modo per celebrare la genialità di tanti autori italiani come quelli di Alan Ford, Zagor e tanti altri fumetti che qui in Serbia sono praticamente dei personaggi di culto ma di cui pochi conoscono la provenienza italiana. Il fumetto si attesta come uno dei tanti ponti che uniscono i nostri due paesi”.
Il curatore della mostra è Andrea Plazzi, traduttore, editore e uno dei massimi esperti di fumetto in Italia, ed è anche una di quelle persone che hanno contribuito a costruire un ponte tra Italia e Serbia attraverso appunto le “Nuvole a stampa”: “Questa mostra è conseguenza non solo della ricorrenza del centenario – racconta Andrea Plazzi – ma proviene anche da un mio personale legame con la Serbia attraverso il fumetto e attraverso la mia lunga amicizia con Zograf”. Plazzi è infatti uno dei primi a portare in Italia Aleksander Zograf, nome d’arte dell’autore di Panćevo Saša Rakezić, che oggi esce ogni settimana con le sue storie e i suoi disegni su “Vreme” e, tradotto, sull’Osservatorio Balcani e Caucaso. Negli anni ’90 Zograf inizia a pubblicare negli USA, mercato di riferimento per tutti gli autori di fumetti, e Plazzi lo nota. “Era diventato un autore sorprendentemente popolare considerata la sua provenienza da un paese praticamente sconosciuto agli americani”. Nel 1996 sarà Plazzi stesso il primo a pubblicare una raccolta delle storie di Zograf, che però diventa noto al pubblico italiano soprattutto grazie ai suoi racconti/reportage che uscivano, tra gli altri, su “Linus” e sul “Manifesto” durante i bombardamenti della Nato nel 1999. “Dagli anni Novanta in poi – racconta Zograf – ero quasi più conosciuto in Italia che in patria. Tant’è vero che in Italia sono stati pubblicati nove volumi dei miei fumetti, in Serbia solo due”.
La scoperta più interessante in cui ci si imbatte visitando la mostra “Nuvole a Stampa” è che non solo i visitatori italiani – quelli un po’ più adulti almeno – scorrono i pannelli dei vari personaggi con gli occhi lucidi, ripensando all’infanzia perduta, ma curiosamente lo stesso processo sembra attraversare i visitatori serbi. La diffusione del fumetto italiano nei paesi della ex Jugoslavia è stata fin dagli esordi molto ampia ed è per molti versi ancora da spiegare. Vero è che esiste un amore profondo per alcuni personaggi venuti dall’Italia e in molti casi neanche percepiti come italiani, una passione che continua ancora oggi: “Io sono cresciuto con i fumetti Bonelli – spiega un giovane visitatore della mostra – i miei preferiti sono Dylan Dog e Nick Rider ”. “ Io sto cercando di diventare un autore di comics – spiega il suo amico – il mio preferito è Corto Maltese”. “Certo Alan Ford è indimenticabile – dice invece una ragazza – c’erano delle frasi di Numero 1 che erano entrate nel linguaggio. E chi lo sapeva che era italiano?”.
“I fumetti italiani sono arrivati in questa regione negli anni ’30 – racconta lo stesso Rakezić/Zograf – con una prima apparizione di “Saturno contro la terra” apparso sulla rivista serba Truba. Anche sulla storica rivista di fumetti, la Politikin Zabavnik sono apparse negli anni ’40 alcune puntate di un fumetto assolutamente sperimentale “Virus”, dopo di che sono arrivati Sandokan e Jacovitti negli anni ’50, ma anche Disney è arrivato attraverso l’Italia. Negli anni ’60 e ’70, alcuni personaggi dei fumetti italiani sono diventati delle vere e proprie leggende metropolitane, penso ad Alan Ford e ai personaggi di Hugo Pratt e poi c’è stato il boom delle edizioni Bonelli. E’ come se ci fosse una sensibilità molto simile tra Italia e Balcani, mi riferisco ad un humor nero che è apprezzato molto da queste parti”. L’esempio più eclatante è Alan Ford: la saga del gruppo TNT è conosciuta e diffusa quasi solo in Italia e nei Balcani, nonostante in passato sia stato fatto un tentativo di stamparlo in Francia, il progetto è stato abbandonato perché non aveva presa sul pubblico francese.
E adesso come è la scena fumettistica serba e come è cambiata con il dopo Milošević? “La scena attuale è molto viva, ci sono moltissimi autori giovani e meno giovani di grande valore – risponde Zograf – penso a Wostok, Maja Veselinović, Saša Mihajlovic, Mr Stocca. Prima della caduta di Milošević c’erano solo grandi riviste popolari, main stream che pubblicavano fumetti che dovevano attenersi a certe regole, per un pubblico più ampio. Con la guerra, l’embargo, la crisi economica e politica queste riviste sono scomparse e sono nate al loro posto riviste di nicchia, fanzine, che hanno aperto la strada ad un tipo di linguaggio più alternativo, più underground. Ora la situazione sì è bilanciata ci sono sia riviste popolari che alternative”.
Una curiosità: uno degli ultimi nati in casa Bonelli è Dampyr, figlio di una donna e di un vampiro che caccia e uccide i vampiri, un mito di origine serba. Uno dei personaggi è un ex soldato serbo che dice chiaramente di aver combattuto nelle guerre degli anni Novanta . Diego Caielli sceneggiatore di Dampyr oltre che di Diabolik, lo ha presentato durante uno degli eventi legati alla mostra. “Eravamo molto curiosi di sapere che cosa ne pensassero i lettori di qui, nessuno ha fatto obiezioni”, racconta Caielli. Eravate preoccupati? “No perché la tradizione della casa Bonelli è quella di costruire le storie e i disegni sulle basi di una ricerca molto approfondita”.
Senza categoria