È un’edizione di grandi nomi, la 60° del Trento Film Festival in programma fino al 6 maggio. La più antica manifestazione di cinema di montagna, e in Italia seconda solo alla Mostra di Venezia, celebra l’anniversario con un programma ricco che annovera tra i tanti i russi Alexander Sokurov (Leone d’oro 2011 con “Faust”) e Victor Kossakowsky, l’hongkonghese Johnnie To, Vittorio Cottafavi, l’elvetica Ursula Meier e molti altri. E anche i paesi dei Balcani e del Caucaso avranno una presenza significativa, seppure più legata a film girati in quelle aree da produzioni straniere.
Fuori concorso Sokurov avrà “We Need Happiness” documentario sull’incontro tra un misterioso viaggiatore e una donna russa girato sulle montagne del Kurdistan iracheno con Alexei Jankowski, mentre Kossakowski mostrerà “¡Vivan las Antipodas!” realizzato ai capi opposti del pianeta. To, maestro dei film di killer, ha ambientato l’inconsueta commedia romantica “Romancing in Thin Air” tra le nevi dello Yunnan cinese. Sulle piste da sci della Svizzera francese si svolge “Sister” di Ursula Meyer (già nota per “Home”), curiosa storia di un ragazzino che ruba l’attrezzatura agli sciatori. Il film sarà nelle sale italiane da metà maggio. Sempre tra gli eventi fuori gara c’è anche il bel “The Loneliest Planet” di Julia Loktev, già al Festival di Locarno l’estate scorsa: il viaggio con sorpresa di una coppia di turisti accompagnati da una guida georgiana tra le selvagge montagne caucasiche.
Dal Trentino alla Bosnia
In concorso, con proiezioni l’1 e il 4 maggio, c’è “Saluti da Šar Planina” dell’italo-olandese Erik Fusco girato sulle montagne del Kosovo. Un solitario e simpatico contadino raccoglitore di mirtilli che abita in un piccolo villaggio della desolata Šar Planina, ricorda, in un buffo italiano, la sua permanenza felice in Italia prima di essere espulso. Un uomo che ancora spera nell’Europa unita e vorrebbe tornare in Italia.
Dal Trentino alla Bosnia si muove il documentario “La transumanza della pace – Un road movie italo/bosniaco” dell’attrice marchigiana Roberta Biagiarelli, programmati nella sezione Natura Doc per l’1 maggio. Un road movie sul trasferimento di cinquanta bovini dalla Val Rendena (Trentino Occidentale) a Suceska nel comune di Srebrenica (Bosnia Orientale). La consegna del bestiame alle famiglie del luogo rappresenta un’azione di solidarietà voluta da Gianni Rigoni Stern. L’intento è rimediare ai danni causati dalla guerra e di creare una prospettiva di ripresa dell’economia agricola dentro una comunità ancora in grande difficoltà a quindici anni dalla fine del conflitto.
Come ormai consuetudine la sezione Eurorama, che raccoglie il meglio della produzione europea con taglio etnografico, propone vari lavori sull’Europa del sud-est. “Macedonians In Istanbul” di Elizabeta Koneska parla di cittadini di origine macedone nati a Istanbul. Una piccola minoranza i cui antenati si trasferirono a Istanbul tra il XIX e l’inizio del XX secolo in cerca di lavoro.
Il romeno “My Beautiful Dacia” di Julio Soto e Stefan Constantinescu è un’odissea stravagante e umoristica dal comunismo al capitalismo, dalla prospettiva di uno dei simboli più noti della Romania, l’automobile Dacia. Il film segue diversi romeni – ricchi e poveri, vecchi e giovani – le cui vite hanno in comune un’autovettura umile, mostrando la trasformazione della società romena.
Dalla Serbia arriva “Village Without Women” di Srđan Šarenac con i fratelli Janković che cercano di impedire la scomparsa del loro villaggio, Zabrđe nel sudest del Paese. Situato in cima ai monti il villaggio è isolato e dista quattro chilometri dalla strada più vicina: è rimasto senza abitanti di sesso femminile e rischia l’estinzione. Il loro amico Danko ha trovato una splendida moglie al di là del confine con l’Albania. Così Zoran, il maggiore dei due fratelli, decide di seguirne l’esempio e di tentare nell’impresa, nonostante l’opposizione del più giovane Rodoljub. Per lui il ricordo della guerra in Kosovo è ancora troppo vicino.
Un anno nella vita di una famiglia di pastori nel nord della Transilvania è raccontato in “Off The Beaten Track” di Dieter Auner, già autore di “Leaving Transylvania” nel 2006. Le attività quotidiane e gli sforzi del capofamiglia Albin e dei suoi congiunti per riuscire ad adattarsi a un mondo nuovo, dove le tradizioni sono gradualmente sostituite da stili di vita più moderni.