Dragan Velikić
Via Pola
Zandonai Editore. Euro 15,00
Prefazione di Claudio Magris
«La città delle ombre apre il suo cuore pietroso.» Siamo a Pola, crocevia di popoli e culture differenti, la “Siberia marittima” come ebbe a definirla James Joyce, che la elesse a momentaneo e sofferto esilio, e che appare tra i protagonisti di questo straordinario romanzo. In un vorticare di personaggi illustri e sconosciuti, reali e immaginari, costruttori folli e scrittori visionari, prostitute e psicopatici, si staglia, nella sua allucinata nitidezza, la figura di Bruno Gašparini, neuropsichiatra e memoria storica della città. Le confessioni dei suoi pazienti lo trascinano via via in un abisso di sogni malati, fino a farlo sprofondare nel gorgo di un’ossessione necrofila. A imprigionarlo come in una ragnatela è il fascino cupo di una Pola – scrive Claudio Magris nella sua Prefazione – «essenzialmente balcanica, lontanissima da quella della letteratura istriana italiana, in cui l’Adriatico è un soffio di gentilezza veneta».
Dragan Velikić (1953) è nato a Belgrado e cresciuto a Pola, luogo di ombre e di fantasmi a cui ha dedicato il romanzo Via Pola (1988), uno splendido affresco della città istriana che gli è valso nel 1991 il premio letterario Milos Crnjanski. Nella prima metà degli anni novanta collabora con la rivista belgradese indipendente “Vreme”, mentre dal 1996 al 1999 è caporedattore della casa editrice B92, legata all’omonima radio che in quegli anni rappresenta una delle principali voci di opposizione al regime di Milošević. Nel 1999, poco prima dei bombardamenti NATO sulla Serbia, sceglie la via dell’esilio volontario trasferendosi prima a Budapest, poi a Vienna quindi a Berlino, e dedicandosi prevalentemente alla scrittura. Nel 2002 fa ritorno a Belgrado. Dal 2005 al 2009 ricopre l’incarico di ambasciatore della Repubblica di Serbia in Austria. Attualmente vive a Belgrado ed è uno degli scrittori più noti tra il pubblico e più apprezzati dalla critica del proprio Paese.
Sinora ha all’attivo una decina di romanzi, due raccolte di racconti e quattro di saggi letterari, dedicati, tra gli altri, a Svevo, Magris, Handke, Tomizza, Canetti, Nabokov e Sabato, che lo hanno inserito a pieno titolo tra le voci più interessanti e originali della letteratura mitteleuropea contemporanea, e tra gli autori ex jugoslavi più tradotti e pubblicati in Europa. Tra i suoi romanzi ricordiamo Astragan (1992), Hamsin 51 (1993), Severni zid [Il muro del nord, 1995], Danteov trg [Piazza Dante, 1997] Slućaj Bremen [Il caso Brema, 2002] e Dosije Domaševski [Il dossier Domaszewski, 2003]. Il suo ultimo romanzo, La finestra russa (2007), ha riscosso un grande successo in Serbia ed è stato un vero e proprio caso letterario in Germania. Per alcuni critici si tratta di un autentico capolavoro in cui emergono una poetica e un’eredità stilistica genuinamente mitteleuropee. Ne sono del resto testimonianza il premio Meša Selimović (2007), massimo riconoscimento letterario per i Paesi della ex Jugoslavia, e il prestigioso premio NIN (2008) in patria, ma soprattutto il Mitteleuropapreis, conferitogli nel novembre 2008 a Vienna dall’Istituto per il Danubio e l’Europa centrale.
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