Alle otto della mattina già si sente l’inconfondibile suono del primo cinquini che viene messo in moto: la lunga marcia di avvicinamento ha seriamente provato il gruppo degli italiani e qualcuno ha sofferto le prime difficoltà: per cui – con il prezioso aiuto di un esperto locale – si provvede immediatamente alla sistemazione. “Come sono ospitali questi amici serbi” fa notare Patrick (il quale ha una lunga esperienza di viaggi con il cinquini e sa bene cosa significhi avere bisogno di un’assistenza tecnica quando si è lontano da casa) “è bello vedere che si sono subito messi al lavoro anche se è domenica!” conclude con soddisfazione.
Un briefing iniziale per introdurre il Tour e dar modo ai partecipanti di conoscersi reciprocamente, ed il gruppo è pronto a muoversi: le manovre e le tattiche di spostamento assomigliano più a quelle dei convogli militari: un capo colonna che è i collegamento radio con uno a metà della fila e con chi la chiude. “L’efficienza nell’organizzazione significa guidare meglio e non perdere tempo” ci spiega Enrico, un altro ‘veterano’ dei viaggi con cinquino.
Nella piazza del Municipio il vice-sindaco e molti fans ci stanno già aspettando per una sfilata davanti al Municipio: non appena le 500 vengo schierate in ‘disposizione a stella’ (come concordato per gli spazi aperti) ecco che scatta l’effetto visivo e, parallelamente, le macchine fotografiche dei presenti. Su di un lato della piazza fanno bella mostra di se due grandi pannelli di cartone la cui sagoma riproduce la silhouette del cinquino. Ci sono appesi molti disegni colorati che sono stati fatti dai ragazzi di una scuola di Novi Sad, opportunamente stimolati da Ivan, un vivacissimo ragazzino di 10 anni che da subito si è innamorato della 500!
La tappa del giorno prevede una bella escursione tra le campagne della Vojvodina. Il traffico è molto limitato e ci possiamo godere tutta la bellezza di questi spazi aperti, dei campi coperti da girasoli (di cui in questa zona della Serbia la produzione è molto elevata) e – più avanti nel pomeriggio, di vigneti.
La tappa per il pranzo è a Kastel Ecka, presso il castello: un elegante costruzione che era una magione di caccia e che attualmente è stata trasformata in un albergo. Ci viene proposto un menu a base di selvaggina, secondo la lunga tradizione locale.
IL tempo di un scatto con le auto tutte bene in fila e si riparte: tra in partecipanti c’è sempre una certa tensione verso la meta successiva, quasi si temesse di non arrivare!
La parte finale della giornata si snoda attraverso i vigneti della zona vicino a Vrsac, famosa per la produzione del vino dai tempi dell’Impero Austro-ungarico. “Da queste parti, ogni casa aveva una cantina” ci dice Nikola, il gestore della cantina presso la quale abbiamo deciso di prenotare una degustazione di prodotti locali per cena “e ai tempi in cui la fillossera distruggeva molti vigneti in Europa, qui si coltivavano delle varietà resistenti che poi sono state utilizzate per ripopolare le zone colpite dalla malattia”.
La giornata finisce in sane risate e qualche primo passo di danza, stimolati dal proprietario che aveva promesso un riconoscimento a chi si fosse meglio esibito sulla botte che aveva collocato al centro della sala.
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