Durante le invasioni turche nel XIV secolo, l’aristocrazia di questa zona si trasferì nelle montagne dove costruirono le città fortezze. Sui pendii a sud di Ivanšèica sono state edificate Loborgrad, Gradina di Lobor, Oštrctrcgrad, Belecgrad, ≈Ωidovina, Milengrad, Gradišèe, Ivanšèica, Ivanec e Bela. Dopo aver perso il loro ruolo militare, tra la fine del 17ª e l’inizio del 18ª secolo, un gran numero di fortezze e’ stato abbandonato, mentre gli edifici situati nelle zone basse di Ivanšèica sono diventati castelli.
L’inizio del sentiero e’ a Belec e siccome stava cominciando a piovere, abbiamo percorso ancora qualche chilometro in macchina. Nonostante la pioggia il bosco sembrava magico con tutti suoi colori autunnali.
In poco tempo si arriva al rifugio dell’associazione Belecgrad. La casa e’ ancora in costruzione, ma è bella e funzionante. Il rifugio e’ aperto la domenica, ma anche al sabato si possono prendere le chiavi e usarlo per il pernottamento. La gentile signora Verica, segretaria dell’associazione, ci ha invitati ai loro raduni tradizionali a gennaio e settembre, e ha annunciato un altro raduno per il Giorno dei Montanari il 25/26 giugno.
Mentre pioveva sempre più forte il nostro viaggio continuava e dopo una decina di minuti siamo arrivati al rifugio di Belecgrad, e proprio in quel momento ha smesso di piovere!!! Evvivaaaa!!!!
I resti della fortezza sono 3.5 chilometri a nord di Belac, ad un’altezza di 540 metri. La fortezza e’ lunga 60 metri e larga 21. Nella sua parte settentrionale si trovano i resti di un palazzo a due piani, mentre tra il palazzo e il muro di difesa a sud si trovano i resti di altri edifici. Della fortezza si parla per la prima volta nel 1334, essa ha cambiato molti proprietari ed e’ stata alla fine abbandonata nel 1720.
Per salire sulla cima di Ivanščica abbiamo usato la strada montanara di Belec. Siccome non conosciamo bene questa montagna abbiamo capito che in alcuni posti mancano le indicazioni dei percorsi e che le indicazioni esistenti dovrebbero essere sistemate meglio, perche’ alcuni incroci ci hanno abbastanza confuso, ma per fortuna abbiamo indovinato la strada.
Dopo la prima pioggierella sono apparsi il sole e poi la neve. La prima della stagione. Siamo arrivati in cima verso le 14, con le mani e i piedi ghiacciati.
Ci siamo fermati in un rifugio caldo per un pasto a base di birra e di fagioli, che per 15 kuna era abbondante e ottimo. Il riposo dura poco e già alle 15,00 continuiamo verso Èrne Mlake. Lì si trova la fortezza Pusti Lobor, che risale al XIII secolo e nella quale, secondo il mito, ha vissuto Tomo Loboroski Nero, il cavaliere nero che sequestrava le ragazze dei villaggi vicini e le portava nella sua fortezza. Il mito poi racconta che abbia tentato di sequestrare la figlia del proprietario di Oštrcgrad, ma sia stato fermato dal servo di questi, al quale cavaliere aveva sequestrato la fidanzata che poi si era buttata dalla torre di Lobor.
Mentre stiamo scendendo, la bella strada di neve diventa fangosa e tutti iniziano a brontolare. Dopo un’ora vediamo un’indicazione sulla quale c’e scritto che mancano 20 minuti per arrivare a Oštrcgrad, mentre invece in realtà mancano 5 minuti.
I resti di Oštrcgrad si trovano 2 chilometri a nordest del villaggio di Lobor, a un’altezza di 764 metri. La parte interna della fortezza e’ lunga 30m e larga 22m. A sud e a nord si trovano i resti delle torri che facevano parte di un sistema difensivo e tra di esse si trovava la zona abitativa della fortezza. A nordovest e a ovest la fortezza interna era protetta da una fortezza esterna con postazioni per la linea di tiro e un muro difensivo. Della fortezza si parla dall’anno 1330 e gli ultimi proprietari sono stati la famiglia Keglevi√¶. La fortezza e’ stata abbandonata nella prima parte del XVII secolo.
Prima di andare a Lobor ci rimaneva un’altra cosa da visitare: la casa Majer, ma purtroppo era già chiusa. Prima di sera abbiamo avuto giusto il tempo di visitare il castello Lobor. La famiglia Keglevi√¶ ha costruito Lobor agli inizi del XVII secolo e questo e’ considerato uno dei piu’ preziosi castelli di Zagorje. E’ un edifico barocco a tre piani, i cui lavori sono proseguiti fino alla fine del XVIII secolo. Nella parte destra del castello si trova una cappelletta con un campanile di legno e nella cui sala centrale sono esposti affreschi con motivi mitologici. Verso il 1905 il castello e’ stato venduto al mercante Seflenger e fino al 1935 non aveva nessun ruolo speciale, finchè non è stato comprato dal dottor Pejas il quale ha fondato l’Istituto per la protezione sociale.
Durante la seconda guerra mondiale e’ stato un centro di raccolta per gli Ebrei, prima che fossero portati nei campi di concentramento. Dopo la guerra il castello e’ stato nazionalizzato. Il bellissimo orto botanico di una volta e’ stato completamente distrutto.
Oggi nel castello si trova l’Istituto per la protezione sociale-sanitaria e siccome io giravo attorno con la macchina fotografica gli abitanti mi si avvicinavano facendo mille domande. No, no, cari miei, io non sono una giornalista, le foto del castello sono per un mio gusto personale.
Che questo sia un meraviglioso posto lo diceva anche il famoso poeta Antun Gustav Matoš.
Potete trovare ulteriori storie, leggende e notizie su localita’ interessanti di questa zona su:
http://www.lobor.netfirms.com
http://www.lobor.hr
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