Tutti gli incontri saranno tenuti da esperti di tematiche balcaniche che lavorano presso Viaggiare i Balcani o presso l’Osservatorio sui Balcani, il maggior portale d’informazione e ricerca sul Sud Est Europa.
- Primo incontro: Dove sono i Balcani? Un percorso di riflessione ed avvicinamento ai paesi della ex-Jugoslavia, cuore d’Europa. Durante questo primo incontro i ragazzi saranno guidati all’interno della straordinaria complessità storico-culturale di questi paesi, punto di incontro tra Oriente ed Occidente, mondo latino e bizantino, unico nel racchiudere in sé tutti i grandi sincretismi di cui è ricca l’Europa.
- Secondo incontro: Società civile e giovani in Bosnia-Erzegovina: la grande lezione perduta. Un piccolo excursus, con l’ausilio di filmati d’epoca e registrazioni audio, di ciò che è stato il grande ruolo della società civile (specialmente tra la fasce più giovani) come laboratorio di progresso culturale nel periodo pre-guerra – la scena rock, il cinema, il teatro -, come voce di protesta e ribellione verso ogni tipo di nazionalismo durante la guerra, ed infine come grido al cambiamento e alla rinascita nel presente Bosniaco. Voci che purtroppo son sempre state poco o nulla ascoltate dalle autorità politiche locali così come dalla stessa Comunità Internazionale.
- Il viaggio: perché Viaggiare i Balcani, perché Prijedor, perché Sarajevo, perché Mostar. Il senso del nostro viaggio, a partire da una breve presentazione di Viaggiare i Balcani e delle sue relazioni territoriali con numerose comunità del Sud Est Europa, per poi concentrarsi sulle tappe del percorso. Prijedor, la “comunità maledetta” della Bosnia-Erzegovina coi suoi tre campi di concentramento aperti tra l’aprile e il luglio del 1992, conosciuta oggi come “la città del ritorno”, grazie ai più di ventimila musulmani rientrati. La forza dei suoi giovani, che si organizzano in associazioni giovanili, culturali, artistiche e continuano a dare un senso al vivere e crescere sopra le proprie radici. Mettendo da parte l’odio.
Sarajevo, la Gerusalemme dei Balcani. Altra lezione perduta di convivenza e dialogo inter-etnico ed inter-religioso: a pochi metri di distanza, non lontano l’una dall’altra, si trovano ancora la cattedrale ortodossa, quella cattolica, l’antica sinagoga Sefardita e la moschea. La città risorta dai tre anni di assedio, il suo fermento culturale attraverso la miriade di festival e manifestazioni di ogni genere. Anche in questo caso, grazie soprattutto alla forza della propria società civile.
Mostar infine, la città-ponte per eccellenza, punto di incontro e confluenza tra Oriente ed Occidente, mondo latino e mondo bizantino. E’ forse per questo che lo Stari Most, il ponte vecchio, è stato distrutto con tanta ferocia dall’esercito croato una notte di novembre del 1993: ne rappresentava l’archetipo e insieme un simbolo da dover cancellare, laddove quella del 1991-1995 è stata una guerra che sul sistematico annientamento dei simboli di dialogo e convivenza (i ponti, ma anche le biblioteche) si è costruita una delle sue molteplici identità e chiavi di lettura. Oggi lo Stari Most è stato ricostruito, i ragazzi si tuffano di nuovo nella verde acqua della Neretva ma la città è ancora profondamente divisa e lacerata – il ponte ora non unisce più.