In Bulgaria febbraio è il mese dei “kukeri” e del vino. Ogni week end nei piccoli centri delle zone montane si organizza una festa che diventa palcoscenico per uomini travestiti da bestie mitologiche che al suono di enormi campanacci scacciano le forze del male prima che inizi la primavera e la nuova stagione di raccolta. Negli ultimi anni si assiste ad una vera rinascita delle antiche tradizioni pagane, con un occhio al turismo culturale e sostenibile nei piccoli villaggi, che rischiano di spopolarsi. Uno di questi villaggi è Delchevo, alle falde del massiccio del Pirin, a pochi chilometri da Gotze Delchev e a una cinquantina dalla città greca di Drama. Nel primo week end di febbraio centinaia di turisti hanno letteralmente invaso Delchevo, per festeggiare “Trifon Zarezan”, la tradizionale festa dei viticoltori bulgari, giorno in cui si potano le vigne. La processione dei “kukeri”, arrivati dal villaggio di Mosomishta, ha rallegrato centinaia di turisti per le strade di Delchevo.
Un modo nuovo di pensare il turismo.
La maggior parte dei turisti presenti a Delchevo aveva saputo dell’esistenza di questo magico villaggio attraverso internet. Soprattutto grazie a Momera Zdravkova, la più nota blogger bulgara, promotrice di un’idea nuova di turismo culturale. Momera è una vera “donna-festival”, in grado di realizzare i propri progetti grazie ad internet e ai suoi amici artisti. Il primo progetto di Momera, che risale a dieci anni fa, si chiama “Sole-Luna” e riesce a lanciare con grande successo la festa dei misteri orfici a Trigrad, sui monti Rodopi.
Quattro anni fa Momera si trasferisce nella regione di Gotze Delchev, e qui comincia a lavorare alla creazione di un festival degli antichi rituali pagani, in combinazione a elementi di arte contemporanea e folklore locale. Da alcuni anni, attraverso il suo blog (anche questo dal titolo “Sole-Luna”) alla sua pagina facebook e alla sua rete di conoscenze nel mondo degli artisti, Momera ha trasformato Delchevo in una delle destinazioni più amate del turismo culturale. Oltre alla festa di “Trifon Zarezan”, infatti, nel paese si tiene anche il festival estivo dei misteri di “Enyovden”. Le due feste raccolgono cantanti, “nestinari” (i famosi danzatori sulle braci ardenti), artisti, poeti e scrittori, molti giovani e tanti amanti del turismo alternativo. Delchevo, però, non si è trasformato in un evento snob, come molte altre destinazioni del turismo di massa in Bulgaria. Questo grazie agli abitanti del villaggio, soprattutto anziani, che conservano abiti e abitudini tradizionali di questa parte della Bulgaria.
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Le iniziative di Momera sono senz’altro supportate dall’amministrazione locale. Anche Ivan Panayotov, sindaco di Delchevo, serve vino agli ospiti del festival in vestiti tradizionali. Nel villaggio sono arrivati anche fondi europei per lo sviluppo del turismo locale. “Nel villaggio abbiamo realizzato diversi progetti, del valore di cinque milioni di leva (2,5 milioni di euro). Abbiamo asfaltato la strada che porta a Gotze Delchev, abbiamo risistemato la piazza del paese, e realizzato sentieri naturalistici”, racconta ad Osservatorio il sindaco Panayotov. “Anche molti stranieri conoscono ormai il nostro villaggio. Un cittadino olandese ha acquistato quattro case che dà in affitto ai turisti, e il suo esempio è stato seguito da molti nostri concittadini”. Purtroppo negli anni passati, la maggior parte dei giovani ha lasciato Delchevo a causa della disoccupazione, molti oggi vivono a Gotze Delchev o sono emigrati all’estero. “La vita di voi giovani non è più facile della nostra: noi almeno abbiamo la pensione”, si lamenta “nonna” Petra Yancheva, che racconta come ormai, a Delchevo, sia quasi impossibile comprare prodotti tradizionali come formaggio e yogurt.
Il turismo, però, potrebbe invertire questa tendenza. Durante la festa di “Trifon Zarezan”, alcuni giovani prendono le misure di un’antica abitazione ormai in disuso. Hanno intenzione di restaurare l’edificio per trasformarlo in una piccola casa-pensione per turisti. Per chi già ha intrapreso questa strada l’investimento si è rivelato un successo, e ora anche loro vogliono seguirne l’esempio. Un architetto di Sofia, che vive e lavora nella pace di Delchevo durante i mesi invernali, crede che il villaggio alle falde del Pirin sia uno dei pochi luoghi in Bulgaria dove le tradizioni siano rimaste veramente autentiche. Tradizioni che, però, rischiano di scomparire. “Quando morirà l’ultimo anziano, niente più sarà lo stesso. La globalizzazione inghiottirà presto anche questa piccola isola di identità bulgara”, ci confida pensieroso l’architetto.
La Grecia ad un passo
Quest’anno, per la prima volta, al concorso per il miglior vino, parte del festival di Delchevo, partecipano anche concorrenti greci. Alla festa ha partecipato delegazione guidata da Yanis Xantopoulos, vice-prefetto della regione della Macedonia orientale e Tracia, insieme a molti turisti provenienti da Drama e Kavala. In questa regione si avvertono ormai gli effetti positivi dell’apertura, avvenuta cinque anni fa, del punto di frontiera “Ilinden-Eksohi”, considerato che, ad esempio, la città greca di Drama si trova ad appena 20 chilometri da Gotze Delchev.
Si riallacciano così antichi legami storici. Zlatka Tyumbelekchieva, del museo storico di Gotze Delchev, ci racconta che molti turisti greci si fermano a fotografare la sede del museo, un tempo proprietà di un ricco mercante di tabacco greco che, emigrato a Drama nel 1912, ha donato l’edificio al comune. Grazie alla possibilità di passare il confine, greci e bulgari si sentono ora più vicini, ritiene la Tyumbelekchieva. Tra l’altro quando i bulgari della zona di recano a Drama, scoprono che gli abitanti della città riescono a comprendere e a comunicare in bulgaro. Molti bulgari hanno parenti a Drama.
Il confine di Ilinden venne chiuso subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando la Bulgaria entrò nella sfera di influenza del blocco sovietico. Oggi la cortina di ferro fa parte del passato, e gli abitanti della regione aspettano con impazienza che anche la Bulgaria entri nello spazio Schengen. Secondo Blagoy Ragin, presidente dell’Associazione bulgara degli albergatori, il futuro è in progetti transfrontalieri. “Con le altre associazioni a livello balcanico abbiamo deciso di puntare alla collaborazione, e non alla guerra per contenderci i turisti. Il nostro motto deve essere ‘per i vicini, solo cose buone’”.